Tecniche incisorie

Acquaforte

La tecnica dell'incisione nasce nel Medio Evo, già da allora si usava l'acido nitrico e dal suo nome latino "aqua-fortis" deriva la denominazione attuale della tecnica dell'acquaforte. La lastra utilizzata, di zinco, ottone o rame, lucidata a specchio, viene sgrassata con bianco di spagna e ricoperta con un impasto a base di cera d'api o con vernice apposita a pennello. Il soggetto desiderato, disegnato su un foglio bianco, viene riprodotto a specchio utilizzando un piano trasparente retroilluminato e quindi riportato con carta copiativa sulla superficie della lastra.




Utilizzando vari tipi di punte metalliche, più o meno sottili, si incide il disegno sulla lastra mettendo a nudo in questo modo il metallo. Variando la qualità del tratteggio, più o meno fitto, si possono ottenere effetti di chiaroscuro.




Dopo aver coperto anche la parte posteriore della lastra, questa viene immersa nell'acido nitrico se si tratta di zinco, o di percloruro di ferro per il rame e l'ottone, che corroderà le parti di metallo scoperto dalle punte. Durante la "morsura", l'acido, corrodendo il metallo, rilascia delle bolle che devono essere tolte utilizzando delicatamente una penna d'oca per evitare che il tratto risulti discontinuo. Per ottenere tratti di larghezza maggiore, si acida una prima volta, si coprono poi con bitume giudaico le parti che si vogliono mantenere più sottili e si rimette nell'acido che corrode ulteriormente le parti lasciate scoperte. Questa operazione si può ripetere più volte per ottenere tratti di spessore diverso.


Acquatinta

La seconda tecnica più in uso nell'incisione indiretta è l'acquatinta che permette di ottenere delle campiture di svariate tonalità. La preparazione della lastra avviene facendo cadere sulla sua superficie un sottile velo di pece greca in polvere (colofonia), in modo uniforme. Dopo aver scaldato su un fornelletto la lastra, la pece si scioglie formando sulla superficie una sorta di retino (granitura) che può variare utilizzando la pece a grana diversa o depositata in modo non uniforme, ottenendo così effetti diversi. L'acido in questo modo corrode solo tra le porosità della granitura e si ottiene così sulla lastra una specie di puntinatura.
La morsura avviene in vari passaggi: le parti che devono rimanere bianche vanno coperte subito con il bitume, dopo il primo bagno nell'acido si procede a coprire, sempre con il bitume, le parti un po' più scure, così continuando e facendo diverse morsure e coperture si ottengono le varie tonalità fino ad arrivare al nero pieno.


Maniera nera

Una tecnica che permette opere di particolare finezza è la maniera nera. La lastra, meglio di rame ricotto, viene trattata con un particolare strumento, il "barceau", una piccola mezzaluna dentellata con manico centrale che viene passata sulla lastra ondeggiando e avanzando leggermente, ottenendo così una puntinatura uniforme. Quando la lastra è completamente ruvida, pronta per stampare un fondo pieno, utilizzando delle punte arrotondate (brunitoi) o dei raschietti vengono appiattite le porosità, che, trattenendo meno inchiostro, stampano sempre più chiaro.
Con questa tecnica si passa dallo scuro al chiaro, a differenza delle precedenti dove più si incide e si acida, più si ottengono parti scure.


Altre tecniche d'incisione

La cera molle è una tecnica in cui la lastra, perfettamente levigata, viene coperta con una cera particolarmente tenera. Sulla lastra viene posato un foglio sottile di carta velina sul quale si traccia il disegno a matita. Dopo aver completato l'opera il foglio viene tolto delicatamente dalla lastra, asportando nel contempo la vernice che, con la pressione della matita, si è attaccata al foglio stesso. Le parti così scoperte verranno intaccate dall'acido. In questo modo l'incisione creata sulla lastra permetterà di ottenere nella stampa un effetto "matita". Tra le tecniche di incisione diretta, senza acidi, vi è la puntasecca che viene praticata incidendo direttamente la lastra con punte di diversi tipi e misure, che lasciano sulla stessa un solco, bordato da una "barba" che trattiene l'inchiostro e in stampa lascia un effetto vellutato.
Una delle più antiche tecniche di incisione è quella a bulino, praticata con l'omonimo attrezzo, che viene impugnato con forza con il palmo della mano; la lastra viene incisa asportando un truciolo e lasciando una leggera "barba" che verrà successivamente eliminata.

La stampa

Le lastre incise con le varie tecniche qua descritte si intendono "a cavo", perchè trattengono l'inchiostro nelle cavità ottenute.
Si usa dell'inchiostro calcografico che viene spalmato sulla matrice utilizzando delle spatole di plastica o di gomma, facendolo penetrare accuratamente nelle cavità.
Quando l'inchiostro è applicato uniformemente si procede a toglierne gli eccessi sempre con la spatola, poi utilizzando della tarlatana, una stoffa rigida a rete, si procede a pulire accuratamente tutta la superficie che deve risultare lucida.
Si puliscono accuratamente i bordi e la lastra è pronta per la stampa.




Il torchio per la stampa è formato da due rulli sovrapposti, quello superiore con viti di regolazione per avvicinarlo all'altro. Tra di essi scorre un piano su cui viene appoggiata la lastra inchiostrata rivolta verso l'alto, poi il foglio di carta, di una qualità speciale per incisione, con poca colla, precedentemente inumidito. Sopra a tutto viene posato un feltro che ammorbidisce la pressione.




Facendo ruotare il rullo inferiore con l'apposito volano, il piano mobile passa tra i due rulli e l'inchiostro depositato sulla lastra viene trasferito a pressione sulla carta.




Le stampe così ottenute, dopo l'asciugatura sotto pressione, vengono firmate e numerate a matita dall'autore. La numerazione viene eseguita con due numeri divisi da una barra, il primo indica il numero progressivo della copia mentre il secondo la quantità delle stampe tirate. Alla fine della tiratura delle copie, la lastra viene "biffata" incidendo sulla superficie alcune righe trasversali che non ne permettono più l'uso per la stampa.